N°10 Settembre 2024 “Lo sport: uno strumento di crescita personale e sociale”
Benvenuti in questo nuovo numero di Walaland la newsletter dedicata a chi, come noi, si occupa di benessere nel mondo del lavoro. 🎉📰
Si sono da poco conclusi i Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi.
Settimane che hanno portato lo sport al centro dell’attenzione globale, per le gesta atletiche, per i record bruciati e per quelli sfiorati, con il carico di gioia e delusione che ogni sfida porta con sé.
Oltre un miliardo di telespettatori incollati alla tv da ogni parte del mondo, 15 milioni di spettatori in una Parigi che, al di là delle polemiche sui letti del Villaggio Olimpico più o meno comodi (ma di sicuro sostenibili), ha saputo trasformare le sue magnifiche piazze, i suoi parchi, i monumenti più iconici in spettacolari venue di gara, offrendo al contempo un messaggio forte di inclusione e sostenibilità.
Una prova ben riuscita di connubio tra Città e Giochi, che ha riattivato il desiderio di altre città europee come, ad esempio, Copenaghen, di cogliere l’occasione nel 2036 con un messaggio altrettanto forte: “ospitare i giochi più piccoli e sostenibili”.
Oltre 10.500 atleti e atlete di 203 Comitati Olimpici Nazionali (gli equivalenti del nostro CONI). 203 Paesi che hanno vissuto insieme in pace e nel rispetto reciproco dentro il Villaggio Olimpico, il luogo più universale presente sulla Terra in quelle settimane. E ciò mentre altrove, in molti altrove, la convivenza risulta impossibile e altri linguaggi, purtroppo, occupano lo spazio del confronto tra Stati.
Parigi 2024 ha mostrato il valore dello sport, la potenza di un linguaggio capace di parlare a tutte e tutti di valori come universalità, collaborazione, parità, inclusione.
Sono state le prime Olimpiadi a raggiungere la parità di genere: per ogni uomo in gara, infatti, c’è stata una donna.
Un risultato importantissimo se si pensa che ci sono voluti più di 100 anni dall'inizio delle Olimpiadi moderne per permettere alle donne di gareggiare in tutte le discipline olimpiche, un percorso lunghissimo avviato dalle prime pioniere proprio a Parigi nel 1900.
Ma la partecipazione alle gare è solo uno degli aspetti che riguardano la parità di genere nei Giochi parigini.
Le imprese con più di 250 dipendenti in Francia, infatti, sono tenute a pubblicare il loro indice di parità di genere che include cinque indicatori: divario di stipendi, aumenti salariali, promozioni, aumenti salariali al rientro della maternità, e il numero di donne tra i 10 dipendenti più pagati.
Questo indice fornisce a ogni azienda un quadro della posizione in cui si trova e aiuta ad adottare misure per incrementare la parità tra donne e uomini all’interno della propria organizzazione. Lo stesso Comitato Organizzatore di Parigi 2024, “seguendo il metodo del Ministero del Lavoro, il 13 febbraio 2023, ha ottenuto un punteggio di 93 su 100. Ha raggiunto il massimo punteggio possibile nelle paghe, negli aumenti salariali e nelle promozioni” 📑(https://olympics.com/it/paris-2024/comitato/nostre-responsabilita/parita-genere)
Del resto, l'organizzazione di eventi così significativi non può che essere affidata a Organizzazioni capaci di raggiungere obiettivi sfidanti in tempi definiti e non prorogabili.
Per farlo, il fattore umano è decisivo e, quindi, percorsi che garantiscano la massima diversità e inclusività sono indispensabili per attrarre i migliori talenti.
Ma i Giochi sono stati anche l’occasione per ricordare come lo sport sia un potente strumento di crescita personale e sociale.
Il valore sociale dello sport risiede, oltre che nella sua capacità di migliorare la salute fisica e mentale, nella sua funzione educativa e formativa.
Lo sport è uno strumento fondamentale per il benessere fisico in un’epoca in cui il lavoro (e gli sviluppi tecnologici) sembrano portarci sempre più a una vita sedentaria. È noto, ad esempio, che la pratica sportiva regolare riduce il rischio di malattie croniche, come l'obesità e le patologie cardiovascolari.
Il movimento fisico, inoltre, fa bene anche al benessere mentale perché aiuta a ridurre lo stress, a migliorare l’umore e favorire il rilascio di endorfine, sostanze chimiche che generano una sensazione di benessere e appagamento.
Parigi 2024, per questo, ha lanciato l’iniziativa “30 minuti di esercizio ogni giorno a scuola”, seguita poi anche dalle aziende partner dei Giochi che si sono impegnate ad applicare i 30 minuti di sport anche negli uffici. Dall’estate 2022, almeno 100 mila dipendenti delle aziende partner di Parigi 2024 hanno raccolto la sfida di 30 minuti di esercizio ogni giorno!
Lo sport ci mette a confronto con i nostri limiti, producendo impatti positivi anche sullo sviluppo della resilienza. La costanza negli allenamenti e la capacità di affrontare vittorie e sconfitte: lo sport insegna a gestire frustrazioni, fallimenti e pressioni. Questo rafforza la fiducia in sé stessi e migliora la capacità di adattamento di fronte alle difficoltà.
Lo sport, poi, riveste anche una funzione educativa e formativa. Ogni disciplina, sia essa individuale o di squadra, insegna valori come la determinazione, la pazienza e il rispetto delle regole. La preparazione atletica richiede impegno costante, pianificazione e capacità di sacrificio, qualità che non solo aiutano a migliorare le prestazioni sportive, ma che risultano fondamentali in qualsiasi ambito della vita.
Parte integrante di questo processo è anche l’accettazione della sconfitta. In un mondo che spesso enfatizza solo il successo, lo sport insegna che perdere è parte del gioco, e che ciò che conta davvero è come si reagisce a una battuta d’arresto. Questa lezione è fondamentale per costruire una società più equilibrata e resiliente , capace di rialzarsi e migliorarsi, sia a livello individuale che collettivo.
Lo sport, dunque, insegna a fissare obiettivi, a lavorare per raggiungerli e a non scoraggiarsi davanti agli ostacoli.
Se lo sport è tutto questo, dunque, ci pare inevitabile domandarci come mai un vettore di benessere come il welfare aziendale abbia escluso dai benefici previsti dai piani di welfare aziendale i rimborsi per lo sport dei figli e delle figlie di lavoratrici e lavoratori.
In un articolo di ItaliaOggi, si affronta proprio il tema dell'esclusione dei rimborsi per le attività sportive dei figli e delle figlie dal welfare aziendale, una decisione che sembra limitare le possibilità di sostegno alle famiglie di lavoratori e lavoratrici, e al contempo sembra ignorare il valore dello sport soprattutto per le fasce giovanili in fase di crescita.
Il rifiuto dell'Agenzia delle Entrate di includere queste attività tra i benefici previsti dalla Risp. n. 144/2024 pone delle domande cruciali sul futuro del welfare aziendale in Italia.
Cos’è stato chiesto?
L'Istante aveva chiesto un chiarimento sull'esenzione fiscale per i rimborsi destinati alle attività sportive dei figli/figlie di lavoratori e lavoratrici, ritenendo che tali spese dovessero essere incluse tra quelle ammissibili al regime di esenzione dall'Irpef.
📜 La risposta di Agenzia dell’entrate:
Dopo un'analisi del quadro normativo, l'Agenzia ha specificato che i rimborsi per le attività sportive non rientrano tra le somme esenti da Irpef. Per essere esenti, le somme e i servizi devono riguardare l'educazione e l'istruzione nell'ambito scolastico e formativo, rifacendosi art.51 comma 2 lett. f-bis.
All'attività sportiva potrebbe essere applicato l'art. 51, comma 2, lett. f), Tuir, che esclude dalla formazione del reddito del dipendente le opere e i servizi di utilità sociale (art. 100 Tuir), inclusi quelli aventi finalità ricreative. Tuttavia, secondo l'Amministrazione (Ris. n. 55/2020), per beneficiare dell'esenzione, tali servizi devono essere predisposti direttamente dal datore di lavoro e non sotto forma di rimborso.
🔎 Cosa significa in pratica?
Le spese per le attività sportive praticate dai familiari al di fuori di iniziative scolastiche non possono essere rimborsate senza essere considerate reddito imponibile. Questa decisione risulta restrittiva e poco coerente con altre aperture in ambito educativo, come l'esenzione per la ricarica delle auto elettriche private di lavoratori e lavoratrici.
Ricordiamo che secondo la definizione di AIWA - Associazione Italiana Welfare Aziendale «con l'espressione “welfare aziendale” si identificano somme, beni, prestazioni, opere, servizi corrisposti al dipendente in natura o sotto forma di rimborso spese aventi finalità di rilevanza sociale e per questo esclusi, in tutto o in parte, dal reddito di lavoro dipendente»
La decisione presa da Agenzie sembra dunque in disaccordo con tale definizione:
per le finalità sociali che lo sport notoriamente ha, come abbiamo ricordato all’inizio di questa newsletter.
ricordando che lo sport dei figli e delle figlie è direttamente legato all'integrazione vita e lavoro di un genitore. Quest'ultimo è un aspetto cruciale per l'integrazione tra vita lavorativa e familiare dei genitori. Gestire le attività sportive richiede tempo, organizzazione e risorse, e un welfare aziendale che supporti queste attività permette alle famiglie di ridurre lo stress economico e logistico. Sostenere lo sport significa non solo migliorare il benessere fisico e sociale di bambini e bambine, ma anche facilitare una maggiore serenità per i genitori nel bilanciare lavoro e famiglia. Questo, a sua volta, favorisce un ambiente lavorativo più produttivo e armonioso, con dipendenti più sereni e motivati.
🔔 Questo cambio di rotta potrebbe avere ripercussioni significative sulla qualità della vita di lavoratori e lavoratrici e dei/delle loro familiari, sottolineando la necessità di una revisione delle normative esistenti per favorire una maggiore inclusività e benessere sociale.
Voi che ne pensate? La scelta di agenzia è un passo indietro o una necessaria razionalizzazione delle risorse?