N°6 Maggio 2024 “Il futuro del welfare in Italia: un’analisi dell’integrazione tra pubblico e privato”
Benvenuti in questo nuovo numero della newsletter Walaland, dedicata a chi, come noi, si occupa di benessere nel mondo del lavoro 🎉📰
Questo mese su Walaland vi parliamo di un tema sempre più urgente: l’integrazione tra welfare pubblico e privato!
Negli ultimi anni i sistemi di welfare, specialmente quelli locali, si sono trovati ad affrontare sfide inedite causate da trasformazioni sociali profonde. E il futuro non sarà più semplice.
Le previsioni demografiche, infatti, confermano in maniera chiara alcune tendenze. (Dati Istat)
La popolazione residente è in decrescita: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 mln nel 2030, a 54,4 mln nel 2050 fino a 45,8 mln nel 2080.
Il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2022 a circa uno a uno nel 2050.
Sono in crescita le famiglie ma con un numero medio di componenti sempre più piccolo. Meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Tra vent’anni sarà composto da una persona sola il 37,5% delle famiglie ed è sempre più la quota di anziani che vivono da soli a caratterizzare questa “micro-famiglia”.
🔶 34,5% → quota di individui di 65 anni e più nel 2050 (23,8% nel 2022)
🔷 2,13 → il numero di componenti per famiglia nel 2042 (2,32 nel 2022)
🔶 9,8 milioni → le persone destinate a vivere solo nel 2042 (8,4 milioni nel 2022)
Gli effetti combinati dei mutamenti socio-demografici appena descritti prefigurano scenari futuri nei quali fasce sempre più ampie di popolazione avranno necessità di accedere ai servizi, avranno bisogno di sostegno da parte delle pubbliche amministrazioni e delle reti di welfare comunitario.
Peraltro, la crisi economica in corso ormai da molto tempo ha notevolmente inciso sulle famiglie. Si pensi, ad esempio, alla possibilità di accedere alla casa nei contesti urbani dove la realtà sembra essere ribaltata: “mentre un tempo l’accesso al lavoro, l’essere assunto, significava accedere alla possibilità di avere una casa, ora è vero il contrario: per poter accedere al lavoro bisogna prima avere la casa”, come segnala il nostro partner Cosimo Palazzo su Gli Stati Generali presentando gli esiti di una ricerca dell’Osservatorio Casa Abbordabile.
Eppure, nonostante queste sfide siano ormai chiare, il nostro welfare risente ancora dell’impostazione di un’epoca in cui la gran parte della popolazione poteva contare su risorse economiche provenienti dal lavoro stabile dei capifamiglia e dalle risorse di cura garantite dalla famiglia stessa.
Gli interventi pubblici in larga parte sono ancora oggi concepiti secondo quel modello sociale e quindi per una fascia “residuale” della popolazione caratterizzata prevalentemente da fragilità economica e con un approccio prevalentemente riparativo.
Il primo esito di questa impostazione, di fronte ad esempio all’invecchiamento della popolazione e al rarefarsi delle reti familiari, è stato l’abbandono del settore della cura in gran parte al mercato informale (si pensi alle c.d. badanti).
A ciò si aggiunga uno sviluppo del mercato privato dei servizi socio-assistenziali pressoché privo di relazione con il welfare pubblico e una crescita del welfare aziendale in assenza di significative forme di integrazione con il sistema pubblico.
Le sfide che, però, dobbiamo affrontare pongono l’urgenza di nuovi approcci che ci guidino verso una sempre maggiore integrazione tra welfare pubblico e privato, in una logica di ricomposizione delle risorse e delle risposte, consentendoci di immaginare un welfare capace di accogliere i nuovi bisogni, da chiunque arrivino: un welfare per tutti e tutte.
Ciò è particolarmente necessario (e difficile) in un sistema di welfare come il nostro, caratterizzato da frammentazione delle responsabilità, delle risorse e delle risposte. Che ruolo ha il welfare aziendale come componente di questa integrazione?
Questa domanda è ineludibile a maggior ragione se si considera che ormai in Italia il 52% dei contratti collettivi prevede misure di welfare aziendale e il 30% della forza lavoro è iscritta a forme di previdenza complementare. Il welfare aziendale è di fatto un nuovo pilastro della protezione sociale del Paese, offrendo misure che si rivolgono a una platea più ampia di quella tipica del welfare pubblico e si caratterizza anche (e soprattutto) per un approccio promozionale e preventivo. Oltre ai tradizionali benefici monetari, infatti, il welfare aziendale italiano offre una varietà di beni e servizi che rispondono in maniera efficace e diretta ai bisogni dei lavoratori, delle lavoratrici e delle loro famiglie.
Verso una nuova visione dell'azienda: dalla linearità alla responsabilità sociale
Siamo stati abituati a lungo a considerare il welfare state quale strumento di benessere sociale e l'impresa come datore di lavoro che eroga salari in cambio della forza lavoro.
Ma questa è ormai una rappresentazione che non coglie più pienamente la realtà. È dalla fine degli anni '90, infatti, che, grazie alla teoria degli stakeholder, il ruolo dell'azienda si è trasformato ed oggi rappresenta un ecosistema di relazioni con vari attori sociali: lavoratori/trici, comunità, clienti, fornitori/trici, finanziatori/trici. Questi soggetti influenzano direttamente le dinamiche aziendali, rendendo imprescindibile per l'impresa aspetti come cura, assistenza e benessere.
Le aziende, affiancandosi alle istituzioni tradizionali, offrono al proprio personale un insieme di beni e servizi che supportano il loro benessere psicologico, fisico e sociale, andando oltre la mera dimensione salariale.
Questo ruolo può essere esercitato pienamente analizzando i reali bisogni dei lavoratori e lavoratrici e proponendo risposte capaci di valorizzare anche il welfare locale, pubblico e con il privato sociale.
Le imprese che adottano questo approccio non solo affermano il proprio ruolo sociale, ma creano un sistema di valori che combina performance e responsabilità civile, ponendo al centro il benessere e lo sviluppo dell’intera comunità territoriale, promuovendo così una società più equa e inclusiva. 🌺