Benessere organizzativo: il problema non è quanto investiamo, ma come lo facciamo
Dall'Osservatorio Welfare @Edenred 2025 al nuovo Rapporto Censis-@Eudaimon, emerge un quadro chiaro: investire nel benessere non basta più. Servono metodo, ascolto evoluto e metriche di impatto. Il futuro del welfare è consapevole, misurabile e integrato nei processi strategici delle imprese.
L'86% delle aziende italiane considera il corporate wellbeing strategico o estremamente strategico. Il 72% ha aumentato significativamente i budget dedicati al benessere organizzativo. Nel 2024, il credito welfare medio erogato è stato di circa 1.000 euro a dipendente (+10% rispetto all'anno precedente), con un tasso di utilizzo vicino al 90%.
Eppure, c'è un dato che ribalta tutto: solo 1 lavoratore/trice su 4 riconosce un impegno concreto della propria azienda in tema di benessere, e meno del 10% afferma di sentirsi bene dal punto di vista psico-fisico e relazionale.
Il paradosso del benessere: cosa cercano davvero i lavoratori e le lavoratrici
L'VIII Rapporto Censis-Eudaimon "Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un'epoca nuova" fotografa un cambiamento irreversibile: l'83,4% dei lavoratori/trici dipendenti ritiene prioritario che il lavoro contribuisca al proprio benessere olistico – fisico, mentale e psicologico.
Quando i lavoratori e le lavoratrici pensano al benessere, evocano: salute (63,2%), tranquillità (42,4%), equilibrio (34,4%). Non ricchezza o agiatezza economica, ma dimensioni psicologiche e relazionali.
Il dato più significativo? Il 63,5% dei lavoratori/trici è convinto che l'azienda in cui lavora potrebbe fare molto di più per migliorare il loro benessere. E contemporaneamente:
Il 25% vive spesso situazioni di stress o ansia legati al lavoro
Il 31,8% ha provato sensazioni di esaurimento o burnout
Il 36,1% si porta i problemi lavorativi a casa con effetti negativi sulla vita privata
Il 25,7% porta i problemi di casa al lavoro condizionando la performance
È quello che l'Osservatorio Corporate Wellbeing 2025 di @JOINTLY e @TEHA Group definisce "wellbeing mismatch": le aziende investono, ma i risultati non arrivano.
Il gap tra investimenti e risultati
I dati dell'Osservatorio Corporate Wellbeing parlano chiaro:
Solo il 22% delle aziende ha una strategia integrata di corporate wellbeing
Il 32% non ha alcuna struttura definita per il benessere organizzativo
Il 46% ha previsto solo singoli interventi dedicati, senza una visione d'insieme
Il risultato? Iniziative frammentate che non generano impatto percepibile dalle persone.
Secondo @Radical HR Italia, il 75% delle aziende considera il wellbeing una priorità, ma solo il 33% traduce questo in iniziative concrete, e meno del 4% ha programmi di formazione specifici sul tema.
La differenza tra chi investe e chi ottiene risultati sta in tre elementi strutturali che la maggior parte delle organizzazioni ancora non presidia:
1️⃣ Ascolto: il 50% decide dall'alto
Il 50% delle aziende definisce le strategie di benessere in modalità top-down, senza confronto interattivo per capire le esigenze reali.
Il Rapporto Censis rivela che il 41,8% dei lavoratori/trici, in presenza di un problema di salute o disagio, non sa bene a chi rivolgersi nel sistema di welfare. E il 41,8% vorrebbe poter contare su un consulente esperto di fiducia per avere suggerimenti su sanità, assistenza e previdenza.
2️⃣ Comunicazione: invisibile o inefficace
Solo il 13% delle aziende ha una strategia di comunicazione dedicata alle iniziative di benessere. Il risultato? Appena il 7% dei/delle dipendenti ritiene efficace la comunicazione e solo il 5% riesce ad accedere all'offerta in modo semplice.
3️⃣ Misurazione: il grande assente
Solo 3 aziende su 10 hanno dati per valutare gli effetti delle azioni implementate:
Il 37% non monitora alcun indicatore o si limita al risparmio fiscale
Il 45% rileva solo utilizzo e soddisfazione
Solo il 6% ha costruito metriche evolute che includano benefici per l'azienda
Cosa chiedono davvero i lavoratori e le lavoratrici
Il Rapporto Censis-Eudaimon evidenzia richieste chiare e trasversali:
Servizi e benefit che contano:
85,8%: introduzione o aumento dei benefit del welfare aziendale
80,3%: iniziative per la salute fisica (palestra, fitness)
74,8%: servizi per l'accesso alla cultura
68,5%: servizi per il supporto alla salute mentale
63,5%: supporto nell'investire nel proprio benessere mentale (psicologo, meditazione, yoga)
Dimensioni del lavoro che impattano il benessere:
94,6%: rapporto positivo con superiori e colleghi/e
93,1%: autonomia nel lavoro
92,2%: bilanciamento vita-lavoro
91,6%: flessibilità orari
87,6%: sentirsi valorizzati/e
La crisi del welfare pubblico amplifica il problema: Il Rapporto Censis rivela che per il 32,9% dei lavoratori/trici la rete di protezione sociale è peggiorata negli ultimi quattro anni. Per il futuro, solo il 4,3% ritiene che lo Stato garantirà la copertura dei bisogni essenziali.
Il 55,5% pensa che lo Stato garantirà solo un pacchetto ristretto e il resto sarà a carico del singolo. Il 40,2% crede che non garantirà nemmeno l'essenziale.
Il costo dell'improvvisazione
L'Osservatorio quantifica cosa significa non strutturare il corporate wellbeing:
Opportunità mancate:
+20% di produttività per dipendente
Riduzione del turnover con risparmio fino al 16% del costo del personale
Moltiplicatore economico: ogni euro investito può valere fino a 4,5 volte per i lavoratori/trici
L'azienda come Hub del benessere
Il Rapporto Censis-Eudaimon introduce un concetto chiave: l'azienda come Hub del benessere, dove il welfare non si limita a rispondere ai bisogni sociali e sanitari, ma promuove soluzioni per il benessere complessivo e individuale.
Questo significa:
Servizi di presa in carico, ascolto, affiancamento personalizzato
Supporto sia nei momenti difficili che nel quotidiano
Consulenti esperti che orientano nelle complessità del welfare
Attenzione alla salute mentale accanto a quella fisica
Il 63,5% dei lavoratori/trici vorrebbe supporto per il benessere mentale, ma questi servizi sono ancora troppo poco conosciuti per essere adeguatamente apprezzati.
La posizione di Walà: dal budget alla progettazione
Il corporate wellbeing non è questione di budget. È questione di metodo.
Non possiamo più permetterci di progettare welfare come somma di iniziative spot. Il benessere organizzativo richiede:
✅ Ascolto strutturato delle esigenze reali, non survey una tantum
✅ Strategia integrata che connette welfare, people strategy e obiettivi di business
✅ Comunicazione dedicata che renda visibile e accessibile l'offerta
✅ Misurazione continua degli effetti su persone e organizzazione
✅ Integrazione ESG per generare valore verso tutti gli stakeholder
Il welfare del futuro è quello che parte dalle persone, genera valore misurabile, si evolve con l'organizzazione e contribuisce alla sostenibilità complessiva dell'impresa. Non è un pacchetto che si acquista: è un processo che si costruisce.
Come evidenzia il Rapporto Censis: "Non ci sarà ri-motivazione al lavoro e nuovo engagement senza risposte appropriate ed efficaci a quell'anelito olistico, puntuale, minuto di benessere. È irreversibilmente finito il tempo del primato del lavoro e dell'azienda come spazio neutrale."
💡 Il cambiamento inizia quando smettiamo di chiederci "quanto investiamo" e iniziamo a chiederci "come investiamo" e "quale impatto generiamo".
Un caro saluto da tutto il team di Walà🌺
Partner del welfare circolare
Fonti:
VIII Rapporto Censis-Eudaimon "Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un'epoca nuova" (febbraio 2025)
https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/SINTESI%20DEI%20PRINCIPALI%20RISULTATI%20_1550.pdf
Osservatorio Corporate Wellbeing 2025 - JOINTLY B Corp e TEHA Group - The European House Ambrosetti
https://www.jointly.pro/blog/osservatorio-corporate-wellbeing-2025-ambrosetti
Osservatorio Welfare 2025, Edenred Italia
https://www.edenred.it/osservatorio-welfare
Osservatorio BenEssere Felicità 2025
https://www.osservatoriobef.it/